La Parola ogni giorno: 17 Maggio

VI Domenica di Pasqua

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 25-29)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Commento

Meditando su questa pagina di Vangelo, occorre ricordare anzitutto l’ambientazione: siamo nel cenacolo, siamo nei momenti ultimi della presenza fisica di Gesù su questa terra. Lui ne è ben consapevole; i suoi discepoli un po’ meno. Gesù è a tavola, è vicino ai suoi amici (non c’era il problema del distanziamento che affligge noi in questo tempo) e quindi mentre parla può anche vedere le reazioni sui volti degli apostoli, capire cosa provano. Se dice: non sia turbato il vostro cuore è perché ha colto in loro qualche espressione di preoccupazione, di incertezza. Pensate come ci manca questa cosa dei volti quando ci accontentiamo di comunicare con messaggini, mail…

Notiamo poi la finezza di Gesù: prima di dire ai discepoli che deve lasciarli parla loro di doni: vi lascio la pace, il Padre manderà lo Spirito nel mio nome… Li prepara così a reggere la notizia che lui sta per lasciarli.

Guardiamo un attimo a questi due doni che Gesù lascia ai suoi discepoli.

Anzitutto il dono della pace. E’ un dono, non un augurio come quello che il sacerdote fa durante la messa dicendo: la pace sia con voi, o come il gesto che fanno i fedeli tra di loro allo scambio della pace (che per un po’ non potremo più fare). Gesù non fa auguri, Gesù fa regali. Ci mette in condizione di sentire dentro di noi una pace profonda perché ci mostra il volto di Dio come Padre che cerca, cura, stima, incoraggia, ciascuno dei suoi figli. Ti fa sentire in pace come un bambino che prima di dormire sente dal papà o dalla mamma il racconto di una bella storia, dice con loro le preghiere e riceve un po’ di coccole. Gesù ci dona la pace perché rende il nostro cuore convinto di aver fatto la scelta giusta nel credere in Lui e nella sua Parola.

Non è la pace del mondo quella di Gesù. Il mondo ha il suo modo di dare la pace: consiglia di non cacciarsela troppo, di non incasinarsi con i problemi degli altri, di cercare il proprio benessere psicofisico, di non darsi troppa pena per i problemi avendo a portata di mano mille modi per evaderli.

E poi il dono dello Spirito chiamato col bel nome di Paraclito, cioè colui che si mette al tuo fianco a sostenerti in mezzo alle burrasche della vita. Lo Spirito fa memoria, tiene vive dentro di te le parole di Gesù, te le riporta al cuore facendotelo sentire contemporaneo. Lo Spirito poi ti aiuta ad orientarti nel cammino che ti sta davanti sul quale spesso non è così chiaro che direzione prendere.

Gesù infine dice ai suoi amici che dovrebbero essere contenti che lui va al Padre, cioè torna a casa. In questi giorni siamo contenti di poter tornare a visitare i congiunti (settimana prossima anche gli amici), siamo contenti che Silvia Romano dopo lunghi e drammatici mesi di prigionia sia potuta tornare alla sua famiglia. Siamo contenti per tutti i ricongiungimenti. Noi siamo contenti che Gesù sia tornato al Padre perché dal Padre ci ha fatto dono del suo Spirito, colui che soffia vita divina nelle nostre fragili persone.