La Parola ogni giorno: 12 Maggio
Martedì della quinta settimana di Pasqua
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 31-42)
In quel tempo. Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Il Signore Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
Commento
Un nuovo Profeta o il Figlio di Dio?
Da questa domanda può nascere la riflessione del passo del Vangelo odierno che la Chiesa ci propone, invitandoci a una riflessione interiore. La Parola e l’azione di Gesù trovano, spesso, negli uomini e nelle donne, anche del nostro tempo, contrarietà, falsità, ipocrisie, rifiuto, in quanto, erroneamente, risultano, agli occhi umani, insegnamenti scomodi, ma pienamente veri, autentici ed essenziali che cercano, esclusivamente, il bene e la vera salvezza di ciascuno di noi. Ma Dio Creatore non è “una lampada dei desideri” che interpelliamo ad uso e consumo personale e sociale, è il Padre che ha cura dei Suoi figli, della propria crescita e, ogni giorno, offre a noi l’opportunità di scegliere e agire, in piena libertà, testimoniando il Suo amore, presente in noi, e, a nostra volta, siamo invitati a riversarlo verso gli altri: una prossimità non calcolata ma disinteressata e, quindi, la più nobile agli occhi di Dio. Consapevoli e certi che “la valigia della carità”, come ebbe a dire madre Teresa di Calcutta, sarà la nostra eredità; il resto passa e risulta, nell’eternità, effimero. Questo “stile di vita” possiamo farlo nostro, non solo se riconosciamo le parole e gesti buoni che il Signore Gesù ha compiuto, ma la natura divina che ha accompagnato la sua vita terrena: in questo riconosciamo e riscopriamo, ogni giorno, la presenza di un Dio che ci è Padre e, nel contempo, Fratello e Amico fedele e sincero (un Tesoro unico e prezioso!). A ciascuno di noi la scelta…