La Parola ogni giorno: 11 Maggio

Lunedì della quinta settimana di Pasqua

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 21-30)

In quel tempo. Di nuovo il Signore Gesù disse ai Giudei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

Commento

In questo brano di Vangelo Gesù si sta rivolgendo ai farisei parlando loro della sua dipartita e spiega loro che, lì dove andrà, essi non possono seguirlo. La prima frase che Gesù pronuncia e che apre il passo arriva forte e diretta: “Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato”. Che cosa sta cercando di dire loro Gesù?

Loro cercheranno, sì, Gesù ma non riusciranno a incontrarlo perché non lo conoscono e lo cercheranno con criteri sbagliati. I farisei immaginano Dio in un certo modo, ma Dio è diverso da ciò che credono e per questo non sono capaci di riconoscere la presenza di Dio in Gesù. Ecco perché Gesù dice loro che vivono nel peccato e che moriranno nel peccato. Cosa vuol dire vivere nel peccato?

Vivere nel peccato è vivere lontano da Dio, vivere nel peccato è non avere lo sguardo di Gesù sulla vita ed è proprio questo che essi stanno facendo: la loro cornice di riferimento è il mondo di quaggiù e questa cornice impedisce loro di incontrarlo veramente e di comprendere le sue parole (“Forse si ucciderà?” — “non capirono che egli parlava loro del Padre”).

La domanda sorge spontanea: quante volte anche noi siamo offuscati da questa cornice? Quante volte anche noi facciamo fatica a riconoscere e incontrare il vero volto di Gesù?

Troppo spesso, forse, abbiamo gli occhi annebbiati e disposti a vedere solo ciò che si aspettano e vogliono vedere. Anche noi, di fronte alle parole e agli avvenimenti della vita, indossiamo “la cornice di quaggiù” e tutto ci sembra incomprensibile. Quante volte anche noi ci rivolgiamo a Lui chiedendo “Che cosa stai cercando di dirmi? Dove sei?”.

E allora così, come i due discepoli che da Gerusalemme camminavano verso Emmaus, non ci accorgiamo che Gesù è al nostro fianco durante tutto il cammino “Gesù camminava con loro ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo” (Lc 24,15). Nel lungo percorso della vita Gesù è nostro compagno di viaggio e, come accade ai due discepoli, dona una nuova qualità al nostro cammino.

Allora apriamo gli occhi, buttiamo questa cornice perché è la stessa cornice che aspettava il Salvatore del mondo giungere come condottiero potente e sedere tra scettri e troni e che è rimasta incredula di fronte a un bambino in una mangiatoia.

Facciamo risuonare in noi le parole di Gesù “Io Sono”, le stesse con cui Dio si presenta a Mosè nel momento di liberare la sua gente dall’oppressione dall’Egitto. È la certezza assoluta che Dio è in mezzo a noi nella persona di Gesù. Gesù è la prova definitiva del fatto che Dio è con noi, l’Emanuele.