Conclusione mese mariano al San Martino










La processione comunitaria partita da Piazza Butti fino alla bella chiesetta di San Martino a Garbagnate Monastero ieri sera ha riunito bambini, giovani e adulti dei nostri paesi per la recita del Santo Rosario.
Un corteo silenzioso in una insolita scenografia fra i campi verdi.
Al nostro arrivo la chiesa è illuminata dalle sole candele, regna il silenzio intorno e in questo silenzio vibrano le parole del parroco don Massimo:
Maria, fidandosi della parola dell’angelo che le dice di guardare alla parente Elisabetta che nella sua sterilità attendeva un figlio, si mette in viaggio e in questo viaggio, come ci dice il Vangelo, cammina tanto, e fa fatica; noi abbiamo fatto solo qualche metro di dislivello e anche qualche discesa, tutto sommato non abbiamo faticato tanto per arrivare qui alla chiesetta di San Martino. Maria invece ha camminato e questo ci ricorda che l’incontro con l’altro chiede proprio di mettersi in cammino, di fare anche fatica. Noi pensiamo che sia sempre facile l’incontro, che basta aver voglia di vedere qualcuno, di dire due parole e tutto va via liscio, invece ci rendiamo conto che l’incontro con l’altro nelle relazioni quotidiane, nelle nostre famiglie, negli ambienti di lavoro, anche nella nostra comunità, nei gruppi, chiede sempre di fare questa fatica, di salire di andare verso l’altro, non tutto è già li pronto all’uso, ma serve avere questo desiderio di andare incontro di lasciarsi incontrare.
Maria ed Elisabetta quando si incontrano, oltre alle cose umanissime, che è bello confidarsi, hanno soprattutto parole spirituali, parole che portano dentro la sapienza della fede, la capacità di leggere le esistenze con l’occhio del Signore, di sapere interpretare i fatti della vita come le loro gravidanze in atto come qualche cosa dove agisce il Signore.
Questa è una realtà che non sempre è facile anche tra i cristiani, a volte prevale di più la negatività, il parlare in maniera triste, senza speranza, senza la capacità di leggere le cose con un occhio più profondo, gettiamo li i nostri giudizi i nostri commenti senza fare discernimento.
L’incontro di Maria con Elisabetta è un incontro aperto al servizio, alla cura, al bisogno dell’altro, è un incontro potremmo dire a mani nude.
Non ho mai visto nelle rappresentazioni degli artisti in questa scena della visitazione doni e pacchetti, l’unica cosa che viene rappresentata è l’abbraccio. L’abbraccio tra Maria ed Elisabetta significa che questo incontro è fatto delle cose più vere, di una che porta all’altra se stessa, non delle cose ma il dono della sua presenza e della sua persona; questo è un ulteriore bellissimo insegnamento che noi, guardando la visitazione, possiamo cogliere per le nostre scelte di vita quotidiana.
Per tutte queste ragioni ci sentiamo di unirci al canto di lode di Maria, il Magnificat, che è dentro nella liturgia della parola di questo giorno e ogni sera nella preghiera del vespro; il Magnificat che entra a portare luce nell’oscurità della sera.
Innalziamo il canto della lode volendo dire con le litanie non tutto quello che si può dire ma tante cose belle che riteniamo di voler e poter dire nei confronti di Maria per quanto il Signore ha operato in lei