La Parola ogni giorno: 31 Maggio

Domenica di Pentecoste

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 15-20)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».

Commento

Questo tempo difficile, dal quale sembra che stiamo lentamente uscendo, ci ha consegnato una certezza: da soli non ce la facciamo, da soli non bastiamo a noi stessi, la nostra vita è una vita affidata. Anche come cristiani da soli non ce la facciamo a testimoniare la nostra fede in Gesù, tendiamo a mimetizzarci, ad adeguarci al pensiero comune o farci intimorire dalle critiche. Nel vangelo di oggi continua il discorso di addio di Gesù ai discepoli. Li prepara alla fine della sua presenza fisica in mezzo a loro. Per usare una immagine attuale, potremmo dire che si preoccupa della loro ripartenza, di come dovranno andare avanti, dandogli un sostegno concreto. Non si tratta di un sostegno economico (quanto mai necessario adesso a famiglie e a imprese), né di linee guida, protocolli di intesa, bensì di qualcosa di più grande: si tratta di Qualcuno, di una Presenza tutta per loro: lo Spirito Santo. Come presenta Gesù lo Spirito Santo ai suoi amici? Lo definisce un “altro Paraclito”. Il primo Paraclito è stato Gesù stesso con cui hanno mangiato, camminato, hanno avuto confidenza, lo hanno ascoltato, lo hanno seguito… Adesso tutto questo sta per finire. Ma non c’è sazio per il vuoto: viene promesso un altro Paraclito. Cosa dice questo nome con cui vien chiamato? Viene tradotto con consolatore, avvocato della difesa, aiuto. Letteralmente per i pochi di voi che studiano o hanno studiato greco, si dovrebbe tradurre: colui che accorre quando viene chiamato. Come a dire che non è invadente, non si impone; devi chiedere che venga in soccorso alla tua fragilità, al tuo limite. E’ così che nascono gli uomini e le donne spirituali, quelli che non agiscono in forza della propria capacità, della propria volontà, della propria autonomia, ma si lasciano condurre dallo Spirito.

In questi tempi abbiamo visto e stimato tanti soccorritori, tante persone che si sono prodigate per la vita degli altri: medici, infermieri, volontari sulle ambulanze, personale della protezione civile e anche gli amministratori e i politici che con le loro scelte si sono presi in carico la salute pubblica. Ma dopo l’emergenza il loro compito si esaurisce e si dedicano ad altro e ad altri. Questo Spirito soccorritore invece rimane con noi sempre. Ma noi ne siamo consapevoli? Che ne abbiamo fatto dello Spirito ricevuto nel battesimo, nella cresima. Vi propongo un esercizio: prendetevi un piccolo momento di tranquillità e provate a rivivere questi due momenti della cresima: la preghiera della imposizione delle mani, quando il vescovo a mani tese idealmente sul capo di ciascuno ha invocato lo Spirito con i suoi sette doni e il momento della crismazione, quando ha tracciato sulla fronte con l’olio il segno di croce, parlando di sigillo dello Spirito Santo. Provate a sentire la sicurezza di questa mano posata sul capo e la bellezza di appartenere a qualcuno, non come una cosa ma come una persona amata. E rendete grazie a Dio per il dono splendido del suo Spirito.

Buona Pentecoste.

Don Massimo