La Parola ogni giorno: 10 Maggio
V Domenica di Pasqua
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».
Commento
In questo brano di vangelo non è difficile vedere come la parola che più ricorre sia legata al verbo amare. E’ Gesù stesso che mette in risalto come il legame che ci deve essere tra lui e noi, tra noi e il Padre, deve essere all’insegna dell’amore, così come è il suo modo di costruire un rapporto con noi. Amare non è verbo della mente, dei sentimenti, ma del corpo. Chi ama è totalmente coinvolto in questo, chi si sente amato lo percepisce da una serie infinita di gesti di cura, di attenzione che riceve dall’altro. Certo anche le parole sono capaci di comunicare l’amore che si prova. Ma possono essere di comodo e ingannevoli (“non chiunque mi dice Signore, Signore…” ha detto una volta Gesù).
Amare è verbo personale: “se uno mi ama…”
Sei subito tu in questione a rileggere il tuo cammino di fede, la tua preghiera, le tue pratiche religiose: portano il segno dell’amore o sono mosse dall’abitudine? C’è una adesione personale al Signore o solo di “gregge”?Amare è verbo della intimità: se amo il Signore io divento casa, dimora di Dio. Gesù e il Padre si stabiliscono in me. Questo tempo ci ha forzatamente fatto riscoprire la casa e gli altri che la abitano con noi, magari sentendo anche la fatica di condividere gli spazi… ma anche la bellezza dello stare insieme, del fare delle cose insieme, del pregare insieme, del preparare insieme un dolce, del sistemare insieme la casa. Se in forza dell’amore verso Dio si diventa sua casa, allora quando ho di fronte un fratello o una sorella nella fede devo pensare: questa persona è abita da Dio. Capite che rivoluzione rispetto ai nostri pensieri meno nobili sugli altri!
Amare è verbo della concretezza. Gesù dice che chi lo ama osserva i suoi comandamenti, la sua parola. Il test dell’amore a Gesù è l’obbedienza. Che cosa ci ha comandato Gesù? Precisamente questo: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. L’amore per Gesù non ci rinchiude in un rapporto esclusivo dove gli altri non c’entrano nulla, come accade per certe amicizie soffocanti o rapporti affettivi che sembrano sequestri di persona. L’amore per Lui ci apre il cuore verso tutti, il suo amore è liberante.
Nel brano di oggi si dice che uno dei dodici, Giuda (non il traditore, l’altro) sembra un po’ deluso da questa sintesi di Gesù tutta legata all’amore: “ Ma come , ti manifesti solo così? Serve qualcosa di più convincente, di più spettacolare. Sembra che per Giuda una vita cristiana racchiusa nella relazione di amore di Dio per noi, di noi per Lui, di noi per gli altri, appare poca cosa. Forse è la tentazione che sentiamo anche noi, quando siamo invitati a stare con Gesù, a pregare, ad ascoltare la Parola, ad adorare. Ci viene da pensare: facciamo qualcosa di più concreto, inventiamoci qualche iniziativa coinvolgente, prendiamo la gente per la pancia (facciamoli mangiare) per le anche ( facciamoli saltare, ballare) per la curiosità (sorprendiamoli con qualche novità). Magari con la buona intenzione di far incontrare Gesù. Il quale forse, vedendo tutto questo attivismo nel suo nome, si lascerebbe scappare con una punta di delusione questa parola: “Se uno mi ama, sta un po’ come me”.