Vero verosimile post-verità

Mi piace, prima di scrivere, leggere un passo della Bibbia.

"Io infatti sono il più piccolo fra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo... Per grazia di Dio, però sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è in me" (1 Cor 15, 9-10)  

E sì, nulla come la Parola vera può illuminare e da sola sarebbe sufficiente per dire la mia presenza all'incontro annuale del cardinale Angelo Scola con gli operatori della Comunicazione presso la splendida Sala Barozzo dell'Istituto dei Ciechi Milano in occasione della Festa del nostro Patrono, San Francesco di Sales. Titolo dell'incontro "Vero, verosimile, post-verità"

Ho la fortuna di sedermi in seconda fila dietro il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, presente al convegno insieme a oltre 400 operatori della Comunicazione; riconosco solo alcuni dei volti più famosi del giornalismo e ho la fortuna di dialogare con alcuni di loro.

Introduce il convegno, promosso dalla Diocesi di Milano e dall'Unione Cattolica Stampa Italiana, Don Davide Milani responsabile dell'Ufficio Comunicazioni della Diocesi di Milano, per me grande maestro della comunicazione, col quale avrò modo di continuare il percorso di formazione iniziato nel 2014, dal prossimo 25 febbraio presso l'Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.

Don Milani con la sua parlata coinvolgente dà il benvenuto ai presenti e passa subito al sodo; comunica i dati diffusi dall' "Osservatorio Giovani" dell'Istituto Giuseppe Toniolo su "Diffusione, uso, insidie dei Social network" secondo cui tre giovani su quattro sono in grado di riconoscere le cosiddette "bufale" sui Social media e nonostante questo riconoscimento l'11% le diffonde comunque! 

Annuncia poi il grande lavoro che la Diocesi sta facendo in vista della Visita del Santo Padre il 25 Marzo prossimo e presenta gli ospiti, già fatti accomodare su comode poltrone rosse come in un classico salotto milanese: il nostro Cardinale Angelo Scola, Carlo Verdelli direttore dimissionario dell'informazione Rai, Daria Bignardi direttrice di Rai 3 e Massimo Bernardini autore e conduttore di "Tv Talk".

Bernardini lancia la provocazione riguardo al tema della post-verità:  «È come se non avessimo più il coraggio di parlare di menzogna forse perché la verità ci fa paura e, per questo, le mettiamo un “post” davanti. Ma cos’è la post-verità? Perché un tempo i fatti erano certi e ora sono opinabili in un clima eterno di scontro?»
La risposta arriva da un articolo della direttrice del “Guardian”: “Esiste un indebolimento dell’importanza sociale della verità, per cui non siamo più capaci di metterci d’accordo” 
Verdelli risponde:  «Prima della post-verità vi è quasi sempre una bugia che ha più attrattiva della semplice verità. La post-verità esiste e nasce da una verità non controllata né verificata da cui parte, in sequenza, il “post”. I fatti oggettivi stanno diventando meno influenti degli appelli alle emozioni e alle esperienze personali. La post-verità non è propriamente un bugia ma, specie sui media, essa si espande per diventare vera o verosimile.  Eppure la post-verità è una delle chiavi per capire come si formino le opinioni anche politiche. È parola cruciale, perché prima della post-verità c’è sempre una pre-menzogna. La novità è che la Rete le sceglie proprio per questo, perché è più facile della semplice verità. Infatti, stiamo transitando dalla società della ragione a quella dell’emozione, continuamente stravolta da ondate di notizie senza base e senza rete». 

Quella social è una rivoluzione paragonabile, secondo Verdelli, all’introduzione della stampa, «Con 5 miliardi di smartphones che diventeranno prima della fine del decennio più numerosi degli abitanti della terra, dalla galassia Gutemberg siamo passati a quella di Zuckerberg (il fondatore di Facebook)".

Che fare, allora? «Non saranno leggi restrittive ad hoc o sussulti di coscienza dei padroni dei Social Media ad arginare questo trend, ma a dispetto dei profeti di sventura, i giornalisti continueranno ad avere la funzione semplice e vitale di raccontare la verità del tempo, sottraendosi alla montante dittatura del “mi piace” e del “così fan tutti”. Brevettare l’algoritmo della credibilità è un dovere di tutti i giornalisti che, con umiltà, devono essere francescani della notizia», conclude Verdelli. 

Bignardi sottolinea le responsabilità dei giornalisti, in un’epoca di feroce narcisismo. «Non facciamo che la post-verità diventi anch’essa una moda, perché è un problema vero che viene al pettine, soprattutto in Italia, dove siamo meno portati a comprendere le differenze tra informazione autorevole e non. Il nodo è quanto ci importa della verità e di avere la certezza che quello che si legge o si vede nei telegiornali sia vero. Su questo dobbiamo riflettere, perché in un’epoca di narcisismo, tutto ciò viene aggravato. Tornare allo spartiacque tra informazione autorevole e meno accurata, può permettere di arginare questo mare di post e presunte verità». 

Il cardinale Scola prende spunto dalla festa liturgica del giorno, San Tommaso di Aquino: «Tommaso diceva che la verità è corrispondenza tra la realtà e l’intelletto e, forse, la questione della post-verità può costringerci a tornare alla verità. Tutto ruota intorno alla realtà, perché se la manchiamo, negando l’accesso alla verità del fatto, il nostro io viene sempre più messo in difficoltà. Oggi alla parola decisiva “reale”, la grande sconosciuta della nostra epoca, si contrappone la diminuzione della verosimiglianza». Il riferimento è alla Filotéa di san Francesco di Sales che, già nel 1600, definiva il buon metodo dell’agire interpretando i fatti sempre in favore del prossimo e nella maniera più benevola. «Al contrario il verosimile è, oggi, una grande tentazione mass mediatica, ma questo deve, semmai, indurre a un lavoro ulteriore per arrivare alla realtà, accettando che il reale mantenga sempre una componente e un aspetto ultimamente misterioso. Il problema è rimettere al centro il soggetto che, nell’epoca moderna, è stato scartato. Il punto è capire bene cosa sia la verità, che viene sempre al nostro incontro come un avvenimento, attraverso la trama di circostanze e rapporti che accadono. Dove ciò manca emerge solo l’emotività e il bisogno di autoaffermazione». Chiaro il monito di Scola: «Il frangente storico in cui prevale la post-verità – che è anche una post-falsità – chiede di mettere l’io al centro.

L'ultima riflessione sui Social, in particolare Facebook diventato strumento principale del pianeta come fonte di notizia, pone la domanda se i giornalisti servano ancora. Sì è la risposta che emerge sia per Verdelli secondo cui è necessaria la resistenza, sia per la Bignardi che sollecita la responsabilità di professionisti che sappiano usare bene i nuovi mezzi, che hanno già vinto!
Conclude il cardinale: «una cura reciproca per affrontare con serenità il presente e il futuro, avendo significato e direzione della vita».

Ancora una volta mi è confermata l'importanza della Verità, l'importanza di comunicarla, con tenacia, con serietà, con professionalità e per questo mai si è imparato abbastanza. Per un attimo ripenso a quando ho iniziato questo percorso di comunicazione, era il giorno della Trasfigurazione di Gesù, 6 agosto 2012, quando ricevetti la telefonata dell'allora parroco don Pietro Orsi che mi chiedeva collaborazione per la stesura dell'informatore parrocchiale "Comunità Viva"; risposi: "Don Pietro non so' se sarò capace, ma ci proverò!" A settembre 2012 usciva il primo numero di "Comunità Viva". Don Pietro purtroppo non ha potuto continuare il suo progetto che aveva ben chiaro. In seguito il parroco Don Massimo Santambrogio mi suggerisce di partecipare al corso di comunicazione organizzato dalla Diocesi, per me una grande occasione che si è trasformata in passione, in voglia di conoscere, in fascino per la lettura e per la scrittura, in gioia per l'avvio del sito parrocchiale seppur zoppicante, e poi nei sogni altri e grandi progetti in attesa di essere realizzati.

Gli ostacoli sono stati e sono tutt'ora "tanti", ma se tutto ciò è opera del Signore nessuno potrà fermare questo grande disegno sulla nostra Comunità Pastorale dei Santi Martino e Benedetto, anche se "io sono la più piccola fra i Comunicatori e non sono degna di essere chiamata giornalista... Per grazia di Dio, però sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è in me" 
Daniela Invernizzi

La registrazione video è visibile su youtube al seguendo questo link

Martino Benedetto