Io sono se Natale è

È in distribuzione il nuovo numero di Comunità Viva, scaricabile in formato pdf qui. RIportiamo l'introduzione di don Massimo

Man mano che si va verso il Natale, aumentano nelle case e nelle strade le luminarie. Quelle delle case, che circondano presepi e avvolgono alberi di Natale, sono più artigianali, più vissute (con qualche lampadina fulminata da anni), a volte anche un po’ kitsch nel miscuglio di colori impossibili. Quelle delle strade sono più appariscenti e nello stesso tempo più anonime. Comunque, tutto sembra voler ricordare che abbiamo da celebrare una festa, il Natale, che centra con la luce.

“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”.
(Gv 1,9).

Luci in casa luci fuori casa, ma nel cuore? Ho visto tanto buio in case dove gli spazi sono diventati enormi perché qualcuno se ne è andato e non ritorna più; buio perché qualcuno è rimasto ma è come se non ci fosse; ho visto buio ne- gli occhi di chi per qualche ragione, per qualche batosta della vita, si è perso dentro di sé e non si ritrova più; ho visto il buio di chi porta dentro un rancore che non passa e il buio di chi è impegnato in lotte che non portano a niente; ho percepito il buio di chi non è più capace di vedere luci intorno a sé (e basterebbe davvero poco!) e così continua a vivere ma senza il gusto di farlo. Ho trovato buio dove per una promessa non onorata o una fiducia tradita, non si da più credito a nessuno; e poi il buio di chi ha sbagliato troppo e non crede in un perdono capace di far ripartire la vita. Ho visto il buio su volti incattiviti per aver sofferto troppo per le sventure della vita o per la malvagità degli uomini. A tutti coloro che si sentono il buio dentro, vorrei dire:

“La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. (Gv 1,5).

Ho visto tanta luce in case dove il profumo di un cibo che cuoce dice l’attesa di qualcuno che deve rientrare dal lavoro o da un allenamento; luce nelle case dove una macchinina sotto una se- dia o una bambola sul divano raccontano di bambini che cresco- no sereni perché amati, ho visto luce dove una malattia, o un handicap hanno reso più forti i legami tra le persone e un lutto ha insegnato a vivere con la sapienza di chi sa che i giorni dell’uomo sono contati e quindi non spreca neanche le briciole del tempo. Ho visto luce nei gesti teneri dei vecchi coniugi che continuano a prendersi cura l’uno dell’altra. Ho visto luce in chi racconta di una vita di prove e di fatiche vissuta sotto il segno di Dio che mai ha abbandonato chi confida in Lui.
A tutti coloro che vivono nella luce vorrei dire: Chi abita nella luce non si ritenga semplicemente fortunato, né tantomeno si deve limitare a non mischiarsi col buio o a condannare chi non ce la fa a lasciarsi attirare dalla luce. Perché il Natale di Gesù ci educa a farci carne, a immischiarci.

“E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv 1,14).

Venne Lui da noi che senza di Lui eravamo tutti persi come dicono questi versi iniziali di una poesia di Carlo Betocchi intitolata

Io sono se Natale è

Io non mi sento più, non più, di vivere
accanto a questo lungo stuol dei giorni trascorsi,
se non vieni e mi consoli, Bambino,
col Tuo nascermi nel cuore.
E come allora, quando non avevi
altro che nuda stalla e non compagni
vuoi Tu dormire, Bambino, o vegliarmi,
accanto a me, che non son più nessuno?

Don Massimo

Martino Benedetto