Essere genitori in un mondo che cambia

Vi proponiamo un breve resoconto dell'incontro con il dott. Ezio Aceti, tenutosi come ben sapete mercoledì scorso a Molteno. Al termine del riassunto troverete il link per ascoltare l'audio originale. Vale la pena, a nostro avviso, condividerlo con le persone che vi stanno vicino: può essere motivo di ulteriore discussione e crescita. 

Il tema della serata, come pubblicizzato sui volantini riguardava il mestiere più difficile: l’essere genitori, l’essere padri e madri in un mondo che cambia.

Il dott. Aceti nel suo intervento ha ribaltato tutti i massimi sistemi, facendo sorgere dubbi e stimolando i genitori a conoscere il mondo dei bambini (realtà che spesso non è conosciuta) e a fare in modo che essi crescano adulti maturi, indipendenti e liberi, uomini e donne. Si è rivolto con grande passione educativa ai padri, “bebè” travestiti da padri, e contro le madri, “un po’ fasciste”, e sovraccaricate dal peso dell’educazione.

Il discorso ha avuto inizio con una panoramica generale sulla condizione delle famiglie di oggi bombardate da un numero eccessivo di stimoli, inserita in un mondo di saperi tutti digitalizzati e invaso da tv spazzatura, in un mondo scosso dalla crisi economica e politica. Oggi i valori tradizionali non esistono più, non c’è più coerenza educativa, i ruoli non sono più chiari e rigidi. Il mondo è diverso, è come se da una sponda del fiume fossimo stati investiti da uno “tsunami”. Viviamo nella società delle emozioni dove tutto è fluido e non sempre si è sicuri di andare nella giusta direzione. Farò la cosa giusta? Che cosa è bene per i nostri figli?

In questo contesto il padre è stressato tra due realtà: il padre padrone dipendente dalla moglie e il padre moderno, amico del figlio, talvolta lassista e eterno ragazzino.

Il padre di oggi deve essere un padre che strappa il figlio alla madre, che trascorre del tempo con lui, che educa il figlio all’autonomia anche attraverso l’uso consapevole del denaro. Una piccola mancia rapportata all’età al figlio va data, perché in questo modo lo si educa al risparmio e al sacrificio. Il padre deve ammonire sostenendo, deve incoraggiare sempre. I bambini maschi hanno pochi riferimenti maschili a cui rapportarsi: nascono da una donna e sono cresciuti da donne dalla scuola materna in poi, solo donne! Anche a catechismo sono donne! Crescono in una società femminilizzata. Il ruolo del padre acquisisce allora un'importanza fondamentale!

Il bambino giunto all'età di sette anni è potenzialmente un grande: diventa capace di mettersi nei panni dell’altro. Da questo momento in poi deve essere trattato da grande, deve conoscere il mondo dell’uomo. La contrattazione diventa la modalità più importante nella gestione dell'educazione del figlio, similmente a come accade tra due adulti. E' importante che esprima la sua opinione, che litighi, che strappi, che combatta per le sue esigenze e volontà: i genitori - soprattutto il padre - è fondamentale che gestiscano tutto ciò accarezzando il conflitto, non inasprendolo con grida e inutili castighi. Se dopo i sette anni tratto il bambino da grande diventerà grande, altrimenti resterà un bebè!

Il dott. Aceti ha dato anche diversi spunti pratici: ad esempio di fronte ad un rimprovero scolastico. Occorre dire che si è dispiaciuti, ma è altrettanto importante fare capire al figlio che la nota presaè un problema suo; bisogna dargli fiducia, spiegandogli con sincerità che siamo certi che non prenderà più una nota per lo stesso motivo. Evitare assolutamente - in questo e in altri casi - frasi mortifere del tipo “Non ne posso più, non ce la faccio più, per te non c’è speranza.” E’ il modo migliore per pugnalare un figlio. Inoltre basta con i castighi! I genitori di una volta avevano una educazione ferrea fatta di regole e punizioni, si aveva paura dei genitori. Oggi non è così, perché non viviamo in un mondo che fa paura. I capricci dei bambini vanno capiti, la visione del bambino è diversa dalla nostra! Guai a dire che il bambino è cattivo, crescerà cattivo.

Non sono mancati infine preziosi consigli ai coniugi: come coppia è bene guardarsi e dedicarsi del tempo. Ha invitato padre e madre ad uscire la sera almeno due volte al mese e a non parlare di figli! Bisogna apprezzare l’uno la compagnia dell’altro e usare un linguaggio inclusivo. Se la si pensa in modo diverso non si deve stupirsi, né avere paura di dimostrarlo al figlio, anzi il conflitto va accarezzato, è importante litigare bene, in questo modo il linguaggio della divergenza diventerà costruttivo.

Gli argomenti e gli stimoli sono stati davvero tanti, tutti toccati con tono chiaro, forte, a volte duro ma con lo scopo di lasciare comunque lo stupore e la bellezza nella certezza che siamo stati creati da qualcuno con amore, e se c’è amore si troverà amore, se si usa il linguaggio inclusivo si creerà armonia.

Dopo aver risposto e interrogato il pubblico il dott. Aceti ha concluso dicendo che crescere i figli è faticoso, ma questa cosa deve lasciare tutti tranquilli perché i nostri ragazzi hanno bisogno di genitori umani che si impegnano, sostengono e che ognuno di noi è capace di educare. Gli sbagli, le miserie, le fragilità sono le occasioni che ci permettono di ricominciare.
L’amore si educa, l’amore è sempre possibile.

La commissione Famiglia

È possibile ascoltare l'intero intervento qui:

Martino Benedetto